Francesco Casolari (Bologna, 1982) utilizza la tecnica dell’incisione per creare mondi futuristici, dove linee
architettoniche e motivi decorativi ripetitivi brulicano di vita. Se osservati da vicino nel dettaglio i
personaggi che animano queste città del futuro sono spesso riconducibili al mondo delle icone
pop così come invece spesso l’artista gioca a inserire elementi tratti della sua quotidianità e ciò
che lo circonda.
Anna Savini (Bologna, 1983)colleziona e raccoglie materiali di recupero come scampoli di stoffe, carte e ritagli di giornale per realizzare collages, in cui iconici personaggi (ma anche animali esotici) prendono vita
all’interno di stanze minuziosamente arredate e decorate: istantanee di (improbabili) vite private
dal gusto quasi surrealista.
Michele Liparesi (Bologna, 1986) realizza animali a grandezza naturale utilizzando la rete metallica. La struttura dei corpi, pur essendo fatta di un materiale inespressivo e grezzo, è leggera, ariosa e viva. Questi
animali entrano in relazione con l’ambiente che li ospita e con chi li osserva, suscitando reazioni
emotive istintive. L’artista lavora anche con materiale di scarto elettronico, oggetti tecnologici
recuperati e svuotati della loro funzionalità, che assemblati diventano degli edifici/strutture di cui
non si riesce a riconoscere tempo e provenienza, come fossero dei reperti per una ipotetica
archeologia del futuro.
Roberta Cacciatore (Roma, 1992) la sua pratica privilegia l’utilizzo della pittura acrilica e della scultura.
Sempre alla ricerca di sperimentazione di diverse tecniche e materiali, l’artista crea le sue composizioni
animandole di personaggi i cui corpi riempiono lo spazio avvolgendolo, in linee morbide e fluttuanti.
La ceramica è il medium che l’artista predilige, spesso mettendolo in relazione con tecniche e supporti differenti, realizzando tele monocromatiche con inserti che danno matericità e volume ad ogni opera. L’universo femminile è preponderante e animato da un senso di fragile intimità.
Viola Morini (1997, Milano) è artista visiva e performer. È laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e attualmente sta studiando al programma di laurea magistrale in Arti performative e studi di genere presso l’Iuav. Lavorando attraverso forme di auto-theory, fantascienza e l’’immaginazione teorica del Solarpunk, Morini esplora il tema dell’amore come forza di rinnovamento e critica alle costruzioni capitalistiche.
Carolina Negroni (Bologna, 1992) vive e lavora a Bologna. Approfondisce i suoi studi artistici in un percorso triennale all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi conseguire la laurea magistrale a Brera. L’approccio con l’arte visiva è immediato. Utilizzando la macchina fotografica come medium, esplora il concetto di imperfezione come perfezione assoluta. Attraverso la fotografia analogica raggiunge la sua espressione artistica, in una ricerca continua tra pellicole 135 e 120mm. Nell’ultimo periodo decide di seguire il processo di produzione a partire da zero: inizia a sviluppare i rullini nella propria camera oscura per accompagnarli fino alla fase finale di scansione e, talvolta, stampa.
Alice Zanelli, (Bologna, 1996) vive e lavora a Castel Maggiore (BO).
Frequenta il corso di Decorazione Arte e Ambiente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, iniziando a sperimentare tecniche diverse. A Ravenna frequenta la specialistica di Decorazione-Mosaico; durante questi anni impara la tradizione del mosaico Bizantino che combina con la visione ironica e horrorifica del mondo ed in particolare delle interazioni umane. Vince nel 2021 il Premio Paolina Brugnatelli e si diploma nel 2022 al corso di IFTS Ceramica di Faenza come Tecnico del Prodotto Ceramico.
Gloria Franzin (Treviso, 1999) vive e lavora a Bologna. Frequenta il Biennio di Arti Visive-Pittura sotto la guida del prof. Caccioni all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Franzin esplora le profondità della memoria e della stratificazione. I suoi dipinti rivelano piccoli angoli domestici, ricchi di oggetti che testimoniano il passaggio di presenze ormai svanite. Da coriandoli abbandonati a petali di fiori appassiti, ogni elemento racconta una storia unica, generando stratificazioni temporali, emotive e di memorie. È stata finalista per il premio Combat Prize 2024 sezione Pittura.
Tullia Mazzotti (Rimini, 1997) vive e lavora a Bologna. Frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, conseguendo il diploma in Pittura Arti Visive nel 2022. Per Mazzotti, il paesaggio diventa uno spazio intimo e riflessivo, dove ricordi ed esperienze d’infanzia si fondono. Attraverso pittura, disegno e scrittura, esplora la fugacità della memoria, custodendo immagini mentali che diventano visioni ideali del suo mondo interiore.
Jilan Wu (1990, Guizhou, Cina) vive e lavora a Bologna. Si è laureata presso il Dipartimento di Pittura dell’Università di Guizhou nel 2014 e dal 2020 vive e lavora a Bologna. La sua arte affonda le radici nelle profondità della sua infanzia, esplorando le complessità delle relazioni umane. Ogni personaggio che crea è un riflesso delle sue esperienze personali e delle relazioni che ha vissuto. Appassionata di yoga da sei anni, Jilan ha affinato la sua capacità di comprendere il linguaggio del corpo e le emozioni che esso trasmette. La sua pratica artistica riflette la sua continua ricerca di equilibrio e consapevolezza, incarnando il suo desiderio di superare le proprie insicurezze e osservare il mondo da una “terza prospettiva”. È stata finalista per il premio Combat Prize 2024 sezione Pittura e riceve il premio Galleria. È vincitrice del premio Spaziottantotto 2024 durante The Others art fair.
Roberta Sorbo ((Capua, 1999) vive e lavora a Bologna. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli per poi frequentare il biennio di Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella sua pratica artistica, unisce pittura e scultura, servendosi di entrambe le tecniche per costruire frammenti di mondi alternativi. Attraverso materiali come cera, gesso e pigmenti, Roberta esplora la fragilità della materia che, come un corpo, muta e si consuma, impregnandosi di vissuto, tracce e pensieri.
Alessia Cincotto (Trieste, 2000) vive e lavora a Bologna. Riceve la laurea magistrale in Grafica d’Arte con menzione d’onore presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. “Nessuna nuova fotografia finché non siano state utilizzate quelle già esistenti” (Joachim Schmid, 1989) è la filosofia con cui approccia la sua produzione artistica, focalizzata sul riuso dello scarto antropico, sia materiale che visivo. Alessia vede le potenzialità dormienti degli oggetti lasciati a se stessi, creduti defunti, che raccoglie per dar loro nuovi significati. Avvicinare elementi provenienti da diversi spazi e tempi crea nuovi collegamenti semiotici: il riuso creativo è quindi una necessità ecologica, poetica e artistica. La sua è una mediazione fra i materiali ripescati dall’entropia contemporanea e la volontà e capacità prettamente umana di trovare il filo conduttore di una narrazione in qualsiasi cosa.
Lisa Martignoni (1994, Bellinzona, Svizzera) vive e lavora a Bologna. Si laurea in magistrale presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. La tessitura é una delle prime forme di tecnologia che l’uomo ha sviluppato: da qui il suo interesse verso la potenza evocati che va legata alle azioni dell’intrecciare e del tessere. Nelle sue opere questi atti performativi rimandano ad una dimensione simbolica, rivelando una prospettiva concettuale del gesto. La dimensione tattile-visiva, suggerisce un’esperienza interattiva di scambio e condivisione a più livelli che attinge direttamente dal patrimonio umano. Ne risultano opere immersive che si dispiegano nello spazio, creando legami ed intessendo rapporti.
Fango (Bologna, 1988) vive a Bologna e lavora a Rastignano.
Pensa che l’imperfezione sia un valore e non un difetto. Applica questo principio al suo lavoro realizzando forme asimmetriche e materiche che permettano ai suoi oggetti di risultare nuovi ad ogni sguardo e da ogni prospettiva. Il momento istintivo della creazione è reso possibile da una grande ricerca che si sviluppa in precedenza. Il materiale è fondamentale: Fango raccoglie personalmente argille diverse, le testa e cerca di esaltare le loro caratteristiche primitive. Crea i suoi smalti e predilige cotture sperimentali ad alta temperatura in forni autocostruiti. In questo processo creativo ma anche tecnico è centrale per lui che rimanga viva la dimensione del gioco; divertimento e sperimentazione si alimentano a vicenda. Da qui il nome Fango: per ricordarsi che sta pur sempre giocando con la terra.
Francesco Damiani (Bari, 1975) vive e lavora a Reggio Emilia.
Dopo le prime esperienze da chimico è passato in maniera molto naturale ad occuparsi di arte. Guardando i suoi lavori si riconoscono le tracce di quel percorso iniziale. Alcune sue opere sono fatte da componenti più piccoli che si possono assemblare per dare risultati molto diversi tra loro così come fanno gli amminoacidi per formare proteine dalle forme e funzioni completamente diverse. Le sculture/istallazioni portano qualcosa di familiare, biologicamente insito in ognuno di noi che si muove e perpetua se stesso. Si tratta di una visione positivista e pragmatica della vita che vuole ricordare la gioia e il piacere di stare al mondo. É una pratica personale che attinge a memorie e gesti piacevoli: le costruzioni in legno e pasta da modellare che si secca all’aria ricordano i giochi dell’infanzia, le sculture morbide al tatto i corpi abbracciati ed amati. A questa forza salvifica e vivifica è dedicata la sua ricerca.
Floriane Vanderghinste (2000, Leuven, Belgio). Il retroscena degli studi antropologici si riflette nei suoi dipinti, per lo più incentrati su temi ed espressioni umani. La sua serie di ritratti intitolata “Davanti alle mura” rappresenta persone in movimento davanti ai colorati muri di Bologna. Tutti catturati in diversi punti della città, diretti verso diverse destinazioni ma avendo tutti qualcosa in comune: essere sconosciuti che hanno ispirato l’artista in qualche modo. Gli altri lavori di Floriane si dedicano parimenti all’esperienza umana, in particolare modo alla prospettiva femminile. Un ulteriore elemento ricorrente nei suoi dipinti sono gli orecchini dorati, creati dell’artista con la stessa argilla con cui era solita giocare da bambina. Conferendo uno scopo differente al materiale, preservato dai suoi lavoretti in età bambina, Floriane ha potuto incorporare nella sua produzione più recente un elemento del suo precoce amore per l’arte.