ARTCITY 2025

Flavia Bucci – CHE COSA SONO LE NUVOLE?

Opening mercoledì 29 gennaio 2025 ore 18-21

Come possiamo realizzare qualcosa di materialmente definito che racconti invece la non definibilità del processo mentale che ne sta all’origine? Come possiamo trasformare in oggetto finito il continuo scorrere e mutare delle sensazioni? Queste sono alcune delle domande che stanno alla base della ricerca artistica di Flavia Bucci.

Nata nel 1990 ad Atessa, in provincia di Chieti, Bucci vive e lavora a Carrara; nel 2017 ha conseguito a pieni voti il Diploma Accademico di II° Livello presso la Cattedra di Pittura di Gianni Dessì e Fabio Sciortino, presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. 

L’attenzione verso determinate dinamiche sociali mi ha portata a sviluppare una ricerca tesa soprattutto alla comprensione del concetto universale di “tempo” che si dilata e comprime secondo ritmiche sempre differenti, in un parallelo continuo tra la mia sfera quotidiana e una sfera assoluta.

Finalista nel 2019 del Premio Nocivelli, nel 2021 ha partecipato alla residenza Equidistanze a cura di Magazzeno Art Gallery. Frequenta il corso di specializzazione della Fondazione “Il Bisonte – per lo studio dell’arte grafica” e nell’estate 2022 partecipa alla residenza Da quassù, a cura di InHabitat/Galassia Mart; nel 2024 è vincitrice del Premio del Disegno (Galleria Scroppo, Torre Pellice, TO).

L’astrazione nel disegno che tenta di fissare situazioni dinamiche della mente si ritrova nella serie “Siderali”, lavori a china e acrilico dove da un singolo elemento circolare nascono e si diramano (come fossero sinapsi) altrettanti cerchi fino a formare un reticolo, informe se visto da lontano, dettagliato e minuto in ogni singola parte se visto da vicino.

Nella sua pratica Bucci porta in primo piano il tempo individuale contrapposto al tempo collettivo, andando contro il preconcetto del “tutto, subito, senza sbagli”, cercando invece nella lentezza del lavoro metodico e ripetitivo la vera fonte di conoscenza, nell’errore la vera libertà.

Con la mia ricerca voglio provare a forzare quei meccanismi di polarizzazione, di presa di posizione che, in virtù di un eccesso di chiarezza e riconoscibilità, sacrificano ogni sfumatura di senso, relegando nel regno dell’oblio ogni chance di complessità.

Nei “Notturni” Bucci estremizza la ripetitività del gesto creando strutture tridimensionali che invadono lo spazio. Utilizzando la penna 3D l’artista disegna forme che questa volta si espandono in tutte le direzioni, liberamente e attraverso le trasparenze degli spazi vuoti dialogano l’una con l’altra in un continuum. L’incertezza così come l’indeterminatezza spingono a cercare e definire nuovi spazi e nuovi confini.

È un momento sulla linea del tempo in cui ogni cosa può ancora diventare tutto. Mi affascina ragionare su un immaginario incerto, sfocato, perché penso che in esso si celi un grande potenziale molto evocativo. Questo per me riguarda anche i sogni e ogni condizione in cui la vita è indefinita.

Il suo continuo bisogno di muoversi e viaggiare ha creato dentro di lei un mappamondo di luoghi attraversati, vissuti e abbandonati, che hanno lasciato delle tracce nella memoria, dei frammenti che influiscono a modificare l’esperienza stessa e la visione del mondo. Nella serie “Cosa resta(?)” Bucci fa tesoro di quelle istantanee mentali, trasportandole nei lavori su carta cotonata come tanti riflessi, linee geometriche dai contorni vividi e coloratissimi. La dinamicità degli accostamenti e gli intrecci di texture ricordano i profili di montagne, laghi, pianure, paesaggi che da reali nel vissuto diventano visioni emozionali nel ricordo. E cosa resta di noi in quei luoghi?

Paesaggi. Mi ci sono persa e ritrovata centinaia di volte. Pieni, ardui, infiniti. Paesaggi di passaggio, immortalati, congelati. Paesaggi da finestrino, di quelli che una volta superati non esistono più. Paesaggi di letti scomodi, di treni alle sei di mattina. Ne ho gli occhi così pieni che appena li chiudo mi compaiono proiettati all’interno delle palpebre. Paesaggi di pioggia asciugati dal sole, paesaggi di parole spazzate via dal vento. Paesaggi di consapevolezze. Disegno i luoghi dello svolgersi del mio tempo, teatri di incontri e suggestioni. Archetipi del viaggio.

Le serie di lavori presentati per BoA Spazio Arte giocano tra gli estremi della linea del tempo dell’artista, tracciando una direttrice immaginaria che dai “Siderali” fino ai paesaggi di “Cosa Resta(?)” racconta un prima e un dopo che le cose accadano, tra gli uni e gli altri c’è l’esperienza, c’è la vita che si svolge.

Il titolo della mostra è un riferimento diretto all’omonimo cortometraggio di Pier Paolo Pasolini, dove le nuvole rappresentano l’epifania della scoperta del creato, sempre mutevole ed in movimento. Nelle nuvole infatti possiamo riconoscere forme conosciute che però non restano mai le stesse in un continuo ed ineffabile cambiamento.

Iago: Cosa senti dentro di te? Concentrati bene. Cosa senti?

Otello: Sì sì, si sente qualcosa che c’è!

Iago: Quella è la verità. Ma, ssh! Non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c’è più.

*Pier Paolo Pasolini, Che cosa sono le nuvole? (1968)

INFORMAZIONI GENERALI

Opening: mercoledì 29 gennaio 2025 ore 18-21

ArtCity white night: sabato 8 febbraio 2025 dalle 10 alle 24

Finissage: sabato 15 marzo 2025

Orari: Martedì-Venerdì 10-13 / 16-19 – Sabato su appuntamento

Sede: via Barberia 24/A 40123 Bologna